Fare il pane in casa

9 Febbraio 2016
nanay

12311270_10207993069408929_3624347257609839604_nPerchè farsi il pane in casa?

Con la lunga lievitazione naturale della pasta madre, per giunta?

Le motivazioni possono essere tante, da quella della salute, (è più digeribile, si possono scegliere materie prime di qualità e naturali) a quella del risparmio, a quella della soddisfazione e del piacere di manipolare gli alimenti e cucinarli..E poi c’è quella ecologica: niente imballaggi, niente trasporti e meno emissioni inquinanti nell’autoproduzione.. Ma nel caso del pane..Non so..C’è anche qualcos’altro..Qualcosa di emotivo che sotto spiego meglio, e di ideologico, un po’ politico, se siamo sinceri..In fondo in fondo il gran piacere di poter affermare di essere autonomi, di potersi sfamare con le proprie mani, senza dipendere dal (super)mercato.
Il pane, che spesso viene usato anche come sinonimo di cibo in generale, è il simbolo del nutrimento.
Nel mio caso, precisamente, i motivi per cui ho iniziato sono TUTTI questi.
Il fattore emotivo importante, e che ho scoperto essere condiviso da molti, in questi anni di esperienze di centinaia di pani sfornati a casa, e di laboratori in cui ho incontrato centinaia di panificatori domestici: l’odore del pane che cuoce nel mio forno e che invade la mia casa, a volte stazionando in camera da letto, dandomi l’impressione di dormire in panificio, mi allieta, inizia a sfamarmi, ed evoca in me sensazioni molto belle e piene di calore. Ricorda qualcosa della mia infanzia, le cose che cuoceva mia nonna presumo, anche se lei purtroppo aveva già smesso, alla mia nascita, di panificare con la pasta madre. “Frammentu” si dice dalle mie parti, in Sardegna, Medio Campidano. Bel nome che fa capire come la lievitazione naturale sia una vera e propria Fermentazione.
Questa sensazione evocata dal pane, con il suo odore e sapore inconfondibile, è comune a pochi alimenti autoprodotti, e secondo me è un fattore anche scatenante della grossa autostima e soddisfazione che deriva dal vedere la creazione quand’è pronta. E sì, poi così bello..
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Quindi, una volta iniziato non ho più saputo smettere, ho continuato per anni a produrmi una piccola pagnotta grazie alla pasta madre di ceppo toscano regalatami dalle ragazze dell’associazione “la casa del cibo” che curavo con premura,  anche se lavoravo in ufficio e a volte stavo fuori di casa per 12ore..E poi ho iniziato a divertirmi con esperimenti e ricette, poi mi sono procurata una pasta madre ancora più esperta, pluricentenaria, grazie agli amici di Kentos Sardegna,  e poi ho iniziato a “spacciare” pasta madre a destra e a manca, ricevendo feedback, consigli e nuove ricette da tutti.. Non ho potuto fare a meno di informarmi, attraverso testi, consulti con agricoltori, agronomi, addetti ai lavori..di diventare sempre più esigente nei riguardi di farine e materie prime. Non ho smesso di panificare nemmeno incinta, anzi, è diventata più pressante la motivazione per mangiare bene, e nemmeno durante l’allattamento; il mio bimbo ciucciava in continuazione e non si voleva staccare da me..Così impastavo con lui nella fascia e mi cibavo del mio pane per produrre il prezioso latte..Se non facevo a tempo a cucinare nient’altro..
Spesso impastare la mia pagnotta è stato il momento più concentrato e meditativo della giornata, soprattutto quando lo facevo sempre a mano..Una meditazione operosa e antistress; a volte è diventato un momento di condivisione e chiacchiere con amiche e parenti; a volte un divertente gioco con mio figlio, mio nipote.. Non sempre il pane è venuto o viene buono, a volte mancava il sale, a volte non era lievitato benissimo, a volte invece è superlativo! Ma è sempre un prodotto di cui so bene ingredienti e processi..mi posso fidare.
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Ed eccomi ancora e ancora, consapevole che nel frattempo, negli anni (e per fortuna!) questa pratica è diventata una moda..A condividere con voi questi anni di tentativi, esperimenti, informazioni, approfondimenti, grande amore per il pane in tutte le sue forme, e grande amore per i gesti così belli e semplici, quasi rituali, che compio nel prepararlo.
La cosa più bella poi è che la condivisione inizia al contrario, cioè dal prodotto finale: mangiamo insieme il pane che ho preparato  (non senza una certa dose di orgoglio da madre) per portarlo al laboratorio e farvelo vedere e assaggiare e annusare.
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 Annalisa Melis

Sarda ma romana di adozione, si è diplomata presso la scuola di Scienza e Tecnica del Comune di Roma, corso erboristico-naturalistico, con una tesi sulla panificazione naturale e i cereali utilizzati nel processo. Ha approfondito poi attraverso  seminari e studi la storia e l’utilizzo a scopo terapeutico, alimentare e cosmetico delle piante officinali e dei cibi. Esperta di panificazione naturale e di cosmesi naturale, svolge laboratori e incontri per sensibilizzare alla cultura erboristica, all’ecologia e all’alimentazione naturale, dando un’occhio anche alla sostenibilità ambientale dei prodotti e dei processi.

Ha svolto tirocini e ha lavorato presso erboristerie e negozi di settore.

Ha collaborato  con il Movimento della Decrescita Felice,  per il quale ha fondato il progetto “Università del Saper Fare”, L’Io Narrante, Ortus Urbis, Progetto Natura&Salute, La Casa del Cibo e molte altre realtà affini.

Questa la mia pagina su facebook, ancora work in progress, ma potrete trovare molti esperimenti.. : PANE E ALTRI RIMEDI

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